Percorsi noti e meno noti raccontati da Flavio Negro

Tour dello scalatore

Lunedi 01/06/2015

by Flavio Negro

 

Partecipanti: Riccardo Gonnon, Flavio Negro, Maurizio Carnieletto, Massimo Turni, Eugenio Caffer, Pino Rubino, Claudio Gariglio, Tiziano Becchi, Paolo Prin.

Con la partecipazione straordinaria di: Beppe Riva Rivot, Emilia Bianchini, Roberto Carnieletto

Affrontiamo oggi uno dei percorsi mitici del Tour de France, Les Troi Geants, i Tre Giganti, l’ultimo dei quali verrà affrontato anche nel giro del Delfinato a nella Grande Boucle 2015.

Scaleremo in sequenza il Col de la Cayolle, Altezza 2326 mt; Col de Champs, 2087 mt; Col D’Allos, 2250 mt.

La partenza è fissata in quel di Barcelonette alle ore 08.30, e ci arriviamo nei modi più svariati:

il sottoscritto con Paolo Prin direttamente da San Gillio partenza alle 05.30, via Cesana, Briançon, Guillestre, Col de Vars, Riccardo, Beppe e Massimo da Bousson dove hanno pernottato, i restanti si trovano già in loco avendo raggiunto la zona già la domenica.

Partiamo dunque e dopo 2 km. incontriamo il bivio e svoltiamo a sinistra per il Col de la Cayolle. Questo bivio lo ritroveremo al ritorno scendendo dal Col D’Allos.

Inizia quindi la prima salita, il tempo è bello anche se sulle vette si vedono dei nuvoloni, ma saremo fortunati in quanto il sole ci accompagnerà per tutta la giornata.

La prima salita è lunghissima, 29 km; ma le pendenze sono sempre intorno al 5% e ci vengono segnalate ogni kilometro, come tutte le salite francesi (che splendida abitudine!). I primi 10 km. li percorriamo in una specie di canyon con pareti scavate nella roccia molto spettacolari, poi la valle si allarga e il panorama diventa sempre più suggestivo, prati e boschi si alternano e la strada si inerpica su passaggi arditi superando torrenti e cascatelle.

I nostri accompagnatori: Beppe, Emilia e Roberto ci seguono e ci precedono sempre pronti ad ogni nostra necessità e immortalandoci con fotocamere e telefonini (in questi giri una vettura al seguito è fondamentale).

Arriviamo finalmente alla prima cima, Col de la Cayolle h. 2326 mt. foto di rito, mezzo panino, mezzo bicchiere di vino (sulla vettura il “pintone” non può e non DEVE mancare) e via per la prima discesa.

In questo giro le salite sono lunghe e impegnative, ma le discese sono veramente massacranti. Il fondo è discreto, ma sono strette e tortuose e non bisogna assolutamente distrarsi, per cui ammiriamo il paesaggio, splendido, solo per brevi istanti.            Arriviamo quindi in fondo alla discesa in località Saint- Martin d’Etraunes, un paesino con poche casupole a 1.100 metri d’altitudine, facciamo una breve sosta per raggrupparci e ripartiamo subito in salita per il prossimo colle: il Col de Champs.

La salita è (solo) di 16 km;pendenza media 6.5% , ma con un tratto di circa 1 km. oltre il 10% con punta fino al 13%.

L’affrontiamo di buona lena e dopo circa 5 km. incontriamo il tratto più impegnativo, prima del paesino di  Val Pelens, che superiamo con santa pazienza.

Vi racconto brevemente un episodio per sottolineare la professionalità dei nostri accompagnatori:

avendo finito l’acqua, necessitavo riempire la borraccia e aggiungere anche una bustina di sali (Polase Sport), ma per non perdere tempo, ho lasciato la stessa sulla vettura e dopo averla approntata, come da mia richiesta, Beppe me l’ha passata in corsa, come il più navigato dei direttori sportivi.

Ci ritroviamo quindi in cima al Col de Champs (altitudine 2.087 mt.), solito breve rifornimento a base di mezzo panino e mezzo bicchiere di vino e via di corsa sulla discesa, anche questa bella tosta.

In fondo troviamo il paese di Colmars, 1.250 mt; che è già un centro abbastanza popolato e ci sembra di ritornare alla civiltà: dalla partenza da Barcelonette, praticamente, non avevamo incontrato neanche una vettura, soltanto qualche moto.

Appena finita la discesa ricomincia immediatamente la salita, l’ultima verso il paese di Allos ed il relativo colle.

Questa salita, 15 km. pendenza media 5.4%,  massima 10%, è diversa dalle altre in quanto concentra i tratti più impegnativi negli ultimi 5 km; infatti viaggiamo bene fino ad Allos con strada bella larga, traffico presente, ma moderato e pendenze intorno al 5%.

Arrivati in Allos (centro turistico e sciistico), alzando lo sguardo, intravvediamo bene in alto una bella sequenza di tornanti che ci inquieta non poco, ma ormai siamo al dunque e quindi non abbiamo scelta.

Effettivamente lasciato Allos la strada sale decisamente sempre intorno al 8- 10%, comunque anche questi tornanti scorrono (piano) sotto le nostre ruote.

Incontriamo diversi cantieri che ripristinano il manto stradale in previsione dei passaggi del Giro del Delfinato e del Tour de France e mentre saliamo possiamo godere dello splendido panorama sulla valle sottostante e sulla strada che abbiamo percorso.

Arriviamo finalmente in cima al Col d’Allos, mt. 2.250 e ci alimentiamo ancora (questa volta il bicchiere di vino è intero, tanto, secondo le teorie di Tiziano, dopo lo sforzo, tutto ciò che si ingurgita va direttamente nei muscoli: speriamo bene!).

Facciamo le solite foto accanto al cartello che indica il colle (su questo, come sui precedenti, non ci sono costruzioni) e incominciamo l’ultima discesa.

Questa è veramente massacrante, la carreggiata è stretta, le curve si susseguono ininterrottamente, non ci sono guardrail e sul fondo stradale è presente il famoso brecciolino, per cui devi sempre tenere le ruote sul pulito altrimenti finisci contro le rocce o in un burrone.

Dopo una quindicina di km. di questo inferno arriviamo finalmente al bivio per Pra Loup dove i professionisti svolteranno a sinistra per l’arrivo della 17° tappa del Tour (vincerà Geschke), lo superiamo e finalmente dopo 3 km di discesa finalmente rettilinea arriviamo a Barcelonette e alle vetture, con il collo e le braccia indolenzite e le mani a pezzi (le gambe ormai sono un elemento estraneo al nostro corpo).

Sono le 17.30, abbiamo percorso 115 km; 3.500 metri di dislivello, (neanche un metro di pianura!), siamo stanchissimi e dobbiamo fare ancora 200 km. in macchina per rientrare a casa, per cui non ci soffermeremo per il solito banchetto e ripartiamo senza ulteriori indugi.

E’ stata una giornata eccezionale, per le condizioni meteo, per l’impegno fisico, per la compagnia, l’organizzazione e, cosa molto importante, non ci sono stati incidenti di sorta, siamo partiti insieme e ritornati insieme, tutti con lo stesso passo.

Una giornata da ricordare e, perché no, da ripetere.

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PLAN DU LAC

Domenica 12/07/2015

Partecipanti: Angela Baima Mo, Luciana Smeriglio, Paola Onesti, Paolo Bortignon. Claudio Gariglio, Tiziano Becchi, Paolo Prin, Flavio Negro, Riccardo Gonnon, Massimo Turni, Franco Chiambretto.

Qualche anno fa avevamo già effettuato una pedalata in questa località ed eravamo rimasti così entusiasti dalla spettacolarità del luogo che, in sede di programmazione della stagione, abbiamo deciso di reinserirla in calendario.

Il buon Riccardo, gran conoscitore di itinerari e gran pianificatore, ha comunque deciso di apportare alcune varianti a quanto già effettuato, in modo da aggiungere nuovi entusiasmi.

Intanto siamo riusciti a concordare con il Gruppo Escursionisti, sempre della Coop, di ritrovarci a Plan du Lac intorno alle 12.30, noi in bici e loro, a piedi, e fare insieme un pic-nic in modo da socializzare e fare bisboccia in amicizia; poi per rendere più intrigante il percorso e comunque arrivare in orario all’appuntamento, Riccardo ha pianificato il giro del parco dell’Esseillon.

Erudirò i lettori con qualche cenno storico su questo parco:

Finita l’epoca napoleonica, intorno al 1830 i Savoia, sovrani del regno di Sardegna, decisero di costruire una piazzaforte lungo il fiume Arc a monte di Modane al fine di premunirsi contro eventuali aggressioni francesi e in queste fortezze prestò servizio militare anche il giovane Camillo Benso Conte di Cavour.

Nel 1860, nell’ambito degli accordi con l’alleato francese Napoleone III, con il trattato di Torino il Re Vittorio Emanuele II cedette Nizza e la Savoia alla Francia (con gran dispiacere di Garibaldi) in Cambio della Lombardia, spostando quindi il confine al Moncenisio. I francesi, anziché distruggere i forti li riadattarono in funzione anti italiana tenendoli in esercizio e poi negli ultimi decenni, smilitarizzandoli e restaurandoli parzialmente con funzioni museali.

Menù appetitoso dunque!

Partenza da Druento in macchina alle 06.30, arrivo a Lansleburg e partenza in Bici alle 08.30.

Le condizioni meteo sono perfette e i primi 20 km. sono in discesa quindi le premesse sono ottimali. Ci avviamo verso Modane, dopo 5 km. oltrepassiamo Termignon ed arriviamo fino alla Redoute Marie-Thèrèse, prima fortezza e unica sul lato sinistro dell’Arc, dopo circa 1 km. nel paesino di Villarodin, svoltiamo a destra e scendiamo fino a torrente che oltrepassiamo ed entriamo nell’abitato di Avrieux.

Dai 1400 mt. di Lanslebourg siamo arrivati ai 1100 di Avrieux e incominciamo la salita verso i forti che vediamo stagliarsi imponenti sulla nostra desta a controllo dell’intera vallat a.Per certi versi, soprattutto il forte Victor- Emmanuel è molto simile al forte di Fenestrelle in quanto si sviluppa su gradoni occupando l’intero versante della valle.        La salita non è durissima ed è molto panoramica, sull’intero complesso delle fortezze e sulla valle sottostante, per cui le fermate per foto si susseguono. Dopo circa 5 km. arriviamo alla sommità e davanti a noi si apre un bellissimo altipiano di prati e pascoli, dominato dal Fort Charles Felix, al cui centro si adagia il paesino di Aussois 1480 mt.; che attraversiamo e proseguiamo, con qualche sali-scendi per circa 5 km., tra boschi e  pascoli fino al piccolo centro di Sardières dove incominciamo la discesa verso Termignon. La discesa e molto bella e priva di insidie, raggiungiamo nuovamente la strada nazionale e dopo aver attraversato Termignon iniziamo la salita subito impegnativa, intorno al 9%, e dopo 500 metri svoltiamo a sinistra sui 13 km. di ascesa che ci porteranno a Plan du Lac. Per circa 8 km la strada si inerpica in mezzo al bosco con pendenze importanti, dal 8 al 12% poi, dopo un tratto di 500 metri di leggerissima discesa, la vallata si allarga , gli alberi lasciano il posto ai pascoli e la strada ricomincia a salire per i km. finali. Il tratto più duro, 14%, lo incontriamo a 500 mt. dal piazzale, ma è lungo soltanto un centinaio di metri e lo superiamo di slancio!!!

Arrivati al piazzale, pienissimo di vetture in quanto da qui partono innumerevoli sentieri escursionistici, incontriamo Alberto Rondano che, con la vettura , ha trasportato gli zaini con i viveri, lo salutiamo, ma proseguiamo verso il pianoro meta della nostra gita.

Plan du lac e’ raggiungibile soltanto a piedi dal piazzale in circa 45 minuti, assolutamente alla portata di tutti, oppure in bici o su bus-navetta su stradina asfaltata.

Affrontiamo quindi ancora una salitina di circa 1 km. e arriviamo finalmente allo spettacolo puro. Sbucando sull’altipiano si ha la sensazione che si apra un sipario, l’orizzonte si allarga su un pianoro in mezzo al quale un laghetto riflette una straordinaria corona di cime che lo circondano a 360 gradi. L’impatto è veramente mozzafiato e lo spettacolo continua fiancheggiando il laghetto fino all’estremità del pianoro dove incontriamo il rifugio “Pra Plan “ gremito di escursionisti essendo anche un ottimo ristorante (sperimentato dallo scrivente in altra occasione). Nei pressi troviamo una splendida fontana per la gioia delle nostre borracce e poco distante, un punto panoramico con tutte le tavole indicanti i nomi delle cime e le altitudini che possiamo ammirare interamente, essendo la giornata assolutamente priva di nuvole e di vento.      Ci scateniamo ovviamente in foto e le nostre bici fanno la parte delle protagoniste con lo sfondo delle vette innevate. Penso che per un cicloturista, quale noi siamo, un’escursione in un posto come questo, con una giornata simile sia veramente il massimo.                 Lasciamo a malincuore questo paradiso e ci avviamo verso il piazzale dove ci aspettano gli amici escursionisti e gli zaini con le cibarie.

Il pic-nic si svolge in allegria e spuntano bottiglie da tutte le parti, gli inviti ad assaggiare “la favorita, la bonarda, il nebbiolino, la barberina” non possono essere declinati, come non si può rifiutare un assaggio di immancabile genepy.

La buonissima acqua della fontana è rimasta rigorosamente nelle borracce!

Alla fine del banchetto un riposino sul prato è indispensabile per riprendere un minimo di conoscenza. Verso le 14.30 ci rimettiamo a fatica in bici e, con le dovute cautele affrontiamo la discesa che passa liscia senza problemi. Arrivati al bivio di Termignon svoltiamo a sinistra e incominciamo i 5 km di salita, duretta per circa 500 mt.

Le gambe sono legnose e la fatica è veramente terribile (sento tutti che si lamentano), ma le macchine non ci vengono incontro, quindi animo!

Arriviamo finalmente alle vetture e ripartiamo verso casa.

È stata una giornata memorabile, l’esperimento di “joint-venture” e’ stato assolutamente positivo, la compagnia è stata splendida, cosa chiedere di più? ….. Provare a ripeterla!!

Un grazie particolare va ad Alberto per l’indispensabile supporto logistico.

Km totali 76, dislivello mt. 1700 circa.

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La Tufeja

 by Flavio Negro

Sabato 10/10/2015

Partecipanti: Angela Baima Mo, Gianni Ditto, Giuseppe Rubino, Emilia Bianchini, Paolo Riccomini, Pierangelo Bramardi, Flavio Negro, Riccardo Gonnon, Giancarlo Cigni, Roberto Baron, Beppe Riva Rivot, Luigi Quarta, Maurizio Carnielettto, Aldo Guasco, Domenico Ficco, Mauro Toninello, Saverio Ferrante , Claudio Gariglio, Monica Marello, Paola Onesti, Alberto Rondano, Nicoletta Novo, Susanna Valsania, Mario Rolle, Renato Armano, Luciana Smeriglio, Tiziano Becchi, Dante Donegà, Massimo Turni, Francesco Marolla.

 

Anche quest’anno la nostra amica Angela ha voluto deliziarci con un piatto tipico canavesano:”la Tufeja” a base di fagioli e cotiche di maiale, cotti in forno a legna (e vegliati) per 24 ore.

Visto l’elenco dei partecipanti, che con alcune consorti, ammontavano a 40 persone, l’iniziativa ha riscosso un enorme successo.

Ma andiamo per ordine.

Per poter assimilare lo “spuntino” era d’obbligo fare una pedalatina per cui ritrovo alle 08.00 presso la casa di Angela in quel di Vauda, scarico bici e alle 08.30 partenza.

I pedalatori sono stati divisi in 2 gruppi: il primo composto dalle Signore e dai nostri atleti meno aggressivi su un percorso corto nei dintorni di Lanzo, anche per poter rientrare velocemente per i preparativi, mentre il secondo gruppo, dei più “forti” soprattutto a tavola, si scatenava verso Viù e l’Alpe Bianca.

Il percorso lungo, di circa 75 km. non era durissimo eccetto gli ultimi 4 km. dove le pendenze si facevano più arcigne, dal 10 al 15%, però c’era aria di battaglia e quindi dopo Viù fuoco alle polveri!

C’era soltanto un ordine da rispettare tassativamente: alle 11.00, ovunque ci fossimo trovati, tornare indietro, perché la Tufeja non ama attendere.

Comunque alle 10.50 siamo arrivati all’Alpe Bianca.

La giornata era bella, frescolina anche perché il punto di arrivo era a 1420 mt., di altezza, la strada discreta anche se abbastanza sporca di foglie e di ricci di castagne, nonché di “cadeaux” di mucche, soprattutto negli ultimi km; ma le mucche giocavano in casa quindi nessuna lamentela.

Abbiamo quindi affrontato la discesa con molta cautela, arrivati a Balangero abbiamo svoltato per le “Benne” (anche qui a tutto gas) e alle 12.20 eravamo alla base.

Dopo esserci lavati e cambiati, tutti in “pole position” pronti a scatenare l’inferno.

Ovviamente ognuno di noi ha portato qualcosa per fare da contorno alla “Tufeja” regina dell’avvenimento: salumi, formaggi, funghi, cinghiale dolci, vino e liquori (rigorosamente fatti in casa).

Dopo gli antipasti ecco dunque la famosa Tufeja che tutti apprezzano ed esaltano con razioni doppie, tanto che verso le 14.00 qualcuno sente già la necessità di andare a sdraiarsi fuori al sole,ma rimangono i funghi, il cinghiale , i formaggi e quindi , esattamente come nelle salite più dure, stringere i denti (ma allargare la bocca) e continuare.

Arrivati finalmente alla fine delle portate, mentre si sorseggiavano i digestivi, abbiamo omaggiato la padrona di casa con un regalo e dei fiori, come ringraziamento per l’impegno e il disturbo e subito dopo, approfittando del bellissimo prato adiacente la casa, abbiamo provveduto ad immortalare l’avvenimento con una foto di gruppo con tutti i partecipanti.

Per smaltire parzialmente i fumi dell’alcool e tentare una parziale digestione, abbiamo fatto chi una breve passeggiata, chi una partitina a bocce, chi un breve sonnellino, poi verso le 17.30 dopo i saluti ci siamo prudentemente incamminati verso casa.

E’ d’obbligo ringraziare ancora Angela e Suo marito per il gravoso impegno preso, tutti coloro che prima durante e dopo il pranzo hanno aiutato a preparare, servire e rimettere in ordine le cose e i locali.

E’ stata una grande giornata di sport e amicizia, come tante altre passate che fanno di questa Società un grande gruppo.

Per cronaca sportiva, abbiamo percorso 75 km. circa, 1280 metri di dislivello, 3.000 kalorie consumate e 6.000 recuperate a pranzo.

Bilancio positivo dunque!!!

Brava Angela e bravi tutti.

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Bellagio

09-10/maggio 2015

by Flavio Negro

Partecipanti: Luciana Smeriglio, Susanna Valsania, Nicoletta Novo, Angela Baima Mo,Claudio Gariglio. Mauro Toninello. Claudio Finotello, Riccardi Gonnon, Roberto Baron, Paolo Prin, Flavio Negro, Maurizio Carnieletto, Franco Chiambretto

È la prima uscita con pernottamento stagionale e purtroppo, anche l’unica per quest’anno.

Avevamo previsto il Week end del 26/26 aprile, ma le previsioni meteo erano assolutamente sfavorevoli e la gita sembrava destinata all’annullamento.

Ci è venuto in soccorso il gestore dell’hotel Fioroni di Bellagio, struttura che aveva prenotato per il pernottamento il nostro Presidente Giancarlo Cigni, il quale ci ha consigliato di posticipare a data più favorevole, cosa che abbiamo fatto.

Abbiamo quindi fissato una nuova data per il 9/10 maggio e siamo partiti.

Siamo arrivati fino a Lecco praticamente in autostrada e poi abbiamo proseguito sul lungo lago, su strada molto stretta fino a Bellagio.

Le camere in hotel erano già disponibili per cui, scaricati i bagagli, ci siamo prontamente messi in pista per il primo itinerario.

Dal versante lecchese su cui si affacciava l’hotel siamo passati su quello comasco e siamo scesi verso Como per circa 20 km. fino al paese di Nesso dove abbiamo svoltato a sinistra ed iniziato la salita verso Erno, Zelbio e Pian del Tivano.

Bella salita, non durissima (pendenza massima 8%) di circa 6 km. con qualche tornante, molto panoramica sul lago e sulle montagne circostanti.

Appena fuori dell’abitato di Zelbio, la salita finisce e ci si inoltra nel pianoro di pian del Tivano, molto suggestivo, e con qualche strappetto di salita arriviamo alla Colma di Sormano mt. 1083 di altitudine.

Qui è anche il punto di arrivo del famoso “muro di Sormano”, del quale vediamo sulla destra gli ultimi 200 mt; caratterizzati dalle innumerevoli scritte sull’asfalto che indicano ogni metro di dislivello e i vari detentori dei records di scalata.

In cima alla colma troviamo anche un bar frequentatissimo di ciclisti e motociclisti, per cui decidiamo di dividere il gruppo, nel frattempo riunitosi, tra coloro che desiderano affrontare il “muro” e coloro che preferiscono aspettare e intanto fare uno spuntino al bar.

Lo scrivente, Riccardo, Paolo, Mauro e Maurizio scendiamo quindi verso Sormano e dopo 3,5 km, sulla destra, troviamo l’indicazione dell’inizio del muro.

Il “muro” è una salita di 1920 mt. per un dislivello di 340 mt. con una pendenza media del 15.8% con punta massima al 25%, è una stradina di 2 metri di larghezza in mezzo al bosco, con pochissime curve, riservata esclusivamente a ciclisti e pedoni e percorribile soltanto in salita.

Era da qualche mese che mi preparavo a questa impresa e avevo battuto tutte le salite più dure dei dintorni, ma nessuna aveva queste pendenze e questa lunghezza.

L’unica che si avvicinava era a Valdellatorre in regione Bussoneis, ma la lunghezza era di 900 mt. con punta massima di pendenza del 18% .

Non ero quindi molto sicuro dei miei mezzi, ma la sfida era lì davanti a me quindi “azione”!

La salita parte immediatamente al 15/16%, ogni metro di dislivello viene segnato con una striscia bianca, per cui più vicine si trovano le strisce e più forte è la pendenza.

Mi ero concentrato per fare un’andatura appena sufficiente a rimanere in bici e quindi ho sempre tenuto una velocità di 5.5 km. orari, in modo di non avere il “fiatone” e di non andare in debito d’ossigeno, sempre sui pedali tranne 2 brevissimi tratti in cui “spianava” al 14%.

Dopo circa 1300 mt, ho incontrato il tratto durissimo, nell’unico tornante del muro la pendenza è arrivata al 24% (perché ho girato più largo che potevo, facendolo stretto sarei arrivato al 26%) e poi ha proseguito per altri 400 mt. al 18/19%, sicchè ai 1800 metri ero ormai in difficoltà, davanti a me di circa 50 mt, avevo Riccardo e vedevo che anche lui stava dando tutto, ma in quel punto ho intravisto le scritte che avevo notato in cima, per cui ho stretto i denti e sono arrivato finalmente agli ultimi 100 metri, che sono praticamente una parata defaticante al 10%.

Superata dunque la sfida mi sono unito agli altri per il meritato ristoro.

Questa salita e il tratto fino a Nesso è stato teatro, della splendida vittoria del Giro di Lombardia da parte di Vincenzo Nibali del 04/10/2015.

Palcoscenico importante dunque!

Rifocillati siamo quindi ripartiti verso Sormano e ci siamo fermati nuovamente, tutti quanti, all’inizio del muro per le foto di rito e per far provare l’emozione almeno dei primi 50 metri a chi non lo aveva affrontato.

Dopo questo breve intermezzo, abbiamo ripreso la discesa fino quasi ad Asso, dove abbiamo incrociato la strada per Magreglio e Ghisallo.

Al bivio la strada ha ricominciato a salire, con pendenze moderate, che comunque, dopo quanto affrontato, si sono fatte sentire, ma finalmente eccoci al mitico Ghisallo.

Questo luogo è veramente il simbolo del ciclismo, con il santuario della Madonnina in cui sono esposte le bici e le maglie dei più grandi campioni del passato.

Ci fermiamo ovviamente per fotografare e visitare il santuario e il vicino museo della bicicletta, che per noi ciclisti ha un costo del biglietto scontato a 5 euro.

Dopo la visita, molto interessante, riprendiamo la strada tutta in discesa fino a Bellagio, discesa molto impegnativa, con molti tornanti e finalmente intorno alle 16.30 arriviamo in hotel.

Abbiamo percorso circa 60 km. con 1500 mt. di dislivello, le strade erano discrete e il traffico abbastanza intenso .

Dopo la doccia una breve passeggiata defaticante in Bellagio e verso le 20 appuntamento presso un ristorante dove le nostre consorti, nella giornata, avevano provveduto a prenotare la cena.

Non mi dilungherò nella descrizione del banchetto, dirò soltanto: “abbuffata pantagruelica” e tutte le calorie bruciate durante il giorno abbondantemente recuperate.

Domenica mattina siamo nuovamente in pista, dopo un’abbondante colazione, ore 08.00 partenza.

Ci portiamo sul lungolago di Bellagio e ci imbarchiamo sul traghetto con destinazione Cadenabbia – Griante.

Quivi sbarcati dirigiamo a destra per Menaggio che raggiungiamo dopo circa 3 km.

Prima di entrare in paese, svoltiamo a sinistra in direzione di Porlezza che non raggiungiamo in quanto, dopo circa 6 km. svoltiamo a destra verso Carlazzo e qui incominciamo a salire verso Oggia e Cavargna.

La salita fino a Cavargna non è durissima, il traffico diventa sempre più scarso, la giornata è bella e i panorami sono fantastici.

Per non farci mancare nulla, nel paese di Cavargna non vediamo il bivio per Porlezza (anzi lo vediamo, ma non troviamo nessuna indicazione) e continuiamo a salire ancora per 2 km. fino alla frazione di Mondrago dove finalmente incontriamo una persona che ci dice che abbiamo sbagliato strada.

Ritorniamo finalmente al bivio giusto e prendiamo la strada per “La Colma”: 3 km. duri, con punte fino al 14%, strada deserta, completamente immersa nel bosco, molto gradevole se non fossero già le 13 e gli ultimi segni di civiltà lasciati ormai da tempo.

Arriviamo comunque alla fine della salita (1150 mt h.) e quì troviamo un agriturismo, molto molto agri, chiediamo dei panini, ma la padrona ci annuncia di aver quasi finito il pane.

Riusciamo comunque a contrattare una spaghettata al pomodoro, un po’ di toma e un un paio di litri di vino.

Siamo stati fortunati, con 6 euro abbiamo rifatto il pieno di carboidrati e zuccheri e quindi malvolentieri incominciamo la discesa (sarebbe stato indispensabile un bel pisolino, ma non si può avere tutto)

La discesa fino a Porlezza è bella paesaggisticamente, con bei panorami sul lago di Lugano, ma molto brutta come fondo stradale, soprattutto nella prima parte.

Arrivati a Porlezza, l’attraversiamo e dopo 5 km. di pianura lungolago arriviamo a Osteno – Claino dove svoltiamo a sinistra e incominciamo a salire nuovamente per riportarci sul lago di Como.

La salita, abbastanza faticosa (ormai siamo stanchi) finisce a Castiglione d’Intelvi e qui scendiamo quindi ad Argegno e sul lungolago, passando davanti a Villa Carlotta, che i nostri accompagnatori hanno visitato nella mattinata, raggiungiamo nuovamente L’imbarcadero di Cadenabbia- Griante.

Questi ultimi km. sono stati i più stressanti in quanto il traffico sul lungolago era molto intenso.

20 minuti di relax sul traghetto e poi, dopo aver attraversato i giardini di Menaggio fioriti di azalee, eccoci finalmente all’hotel.

Percorsi 71 km. con 1500 mt. circa di dislivello.

Imbarcati armi (biciclette), bagagli e consorti verso le 17 abbiamo ripreso la via del ritorno, purtroppo molto trafficata fino dopo l’attraversamento di Como.

La gita è andata bene, l’hotel Fioroni molto accogliente e adeguato alle nostre esigenze, il tempo bello e gli itinerari splendidi (grazie sempre al nostro pianificatore Riccardo).

È stato un bel week-end, ci siamo divertiti e siamo giustamente soddisfatti.

Bene, molto bene!

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CHIAPPERA

Sabato 25/07/2015

By Flavio Negro

Partecipanti: Giancarlo Cigni, Riccardo Gonnon, Dante Donegà, Flavio Negro, Maurizio Carnieletto, Luciana Smeriglio, Angela Baima Mo, Paolo Riccomini, con la partecipazione straordinaria del “mitico” Bruno Bodrero.

La Val Maira l’avevamo già percorsa più volte, verso il colle Fauniera da Ponte Marmora, verso Colle Sampeyre da Stroppo, ma mai completamente in quanto non aveva sbocchi oltre il confine.

Percorso inedito dunque:

Partenza da Druento alle 06.30, arrivo a San Damiano Macra 750 mt. e partenza in bici alle 08.30.

Ci mettiamo dunque in strada preceduti o seguiti da Bruno che imbarca i nostri zainetti sulla vettura, risalendo quindi la valle, ovviamente sempre in salita, ma non troppo dura, fino al paesino di Prazzo Inferiore.

Qui sostiamo per fare provviste per il pic-nic dopodiché ci dividiamo in 2 gruppi, in quanto il nostro “pianificatore” Riccardo ha inserito una variante verso la frazioncina di San Michele Prazzo.

Affrontiamo con entusiasmo questa variante in quanto si propone una “bella” salita di 5 Km. con pendenze a 8/10%,  e noi siamo particolarmente attratti per le salite, inedite oltretutto.

San Michele si rivela come una vera “chicca” poichè, alla fine della salita ,ci ritroviamo in una bella piazzetta sulla quale si affacciano una chiesa con facciata completamente affrescata e un palazzo, probabilmente sede comunale, con decorazioni di facciata a soggetto risorgimentale, si notano ritratti di Cavour , Re Vittorio Emanuele II, l’Italia turrita e il Gen. La Marmora, il tutto recentemente restaurato e molto scenografico.

Dopo una breve sosta scendiamo nuovamente verso Prazzo su un altro percorso, interamente in mezzo al bosco, su una stradina stretta e con asfalto abbastanza rovinato, ma l’affrontiamo con le dovute cautele ed arriviamo nuovamente sulla strada principale senza problemi.

Riprendiamo dunque la strada verso l’alta valle e dopo l’abitato di Acceglio, la salita alterna tratti abbastanza facili a strappetti di circa 1 km. con pendenze anche al 14% fino a Chiappera, meta della nostra gita.

Chiappera 1620 mt. si trova all’inizio di un pianoro di circa 2 km. che noi percorriamo, poi l’asfalto finisce e la strada prosegue ancora, sterrata, verso un campeggio  e si trasforma in sentieri verso il confine francese.

La giornata è molto bella e lo spettacolo dei monti circostanti è veramente affascinante.

Ammiriamo ancora il paesaggio, ma lo stomaco chiama e quindi raggiungiamo Bruno che si è fermato nell’abitato di Chiappera individuando un posticino perfetto per il pranzo,presso la chiesetta, fornito di tavoli, panche e fontana freschissima adiacente.

Mentre addentiamo i nostri panini abbiamo modo di ammirare la  splendida frazioncina che ci ospita  adagiata sulle due sponde del Maira  con belle baite ornate di gerani e petunie.

Finito il pic-nic abbiamo anche modo di prenderci un bel caffè in un agriturismo nelle vicinanze.

Verso le 15 prendiamo la via del ritorno e verso le 16 arriviamo senza problemi alle vetture.

È stata una bella giornata, il percorso molto bello, le strade discrete, il traffico scarso, 80 km. percorsi, 1500 mt. di dislivello.

Ringraziamo ancora Bruno Bodrero per l’assistenza, siamo soddisfatti!!

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Col del Nivolet

Sabato 04/07/2015

by Flavio Negro

Partecipanti: Angela Baima Mo. Luciana Smeriglio, Saverio Ferrante, Giuseppe Rubino, Gianni Ditto, Paolo Riccomini, Maurizio Carnieletto, Flavio Negro, Claudio Gariglio. Mauro Toninello, Walter Rolle, con la partecipazione straordinaria di Oreste Richiero.

Questa uscita non era in calendario, ma è stata organizzata in sostituzione dei previsti 4 giorni in Savoia purtroppo abortita per scarsa adesione.

Era un’uscita veramente spettacolare, con percorsi splendidi, disegnati ed organizzati dalla maestria e competenza di Riccardo, purtroppo hanno coinciso con impegni diversi della gran parte di noi pedalatori per cui, nostro malgrado, ha dovuto essere annullata e speriamo di poterla rimettere in pista per i programmi futuri.

Abbiamo pertanto ripiegato su un itinerario classico, affrontato quasi tutti gli anni anche fuori calendario, ma che garantisce sempre impegno fisico notevole e spettacolarità.

Il colle del Nivolet, mt. 2612 si trova nel cuore del parco Gran Paradisio, alla testata della valle di Ceresole, scenario unico come paesaggio e panorama.

Decidiamo di dividerci in 2 gruppi: il primo con partenza da Cuorgnè alle 07.30, il secondo con partenza dalla fine della galleria alle 09.00

Racconterò dunque l’itinerario del gruppo “Cuorgnè” di cui ho fatto parte con Saverio, Giuseppe, Maurizio, e Mauro.

Partenza dunque da Cuorgnè e dubito dopo il ponte sull’Orco svolta a sinistra e si incomincia a salire, molto lievemente, ma continuamente.

Ci supera intanto Oreste Richiero, il mitico Presidente fondatore della nostra Società, in macchina e dopo qualche kilometro, ci attende e prende a bordo i nostri zainetti.

Oreste ha scalato innumerevoli volte il Nivolet, ma ai Suoi tempi si partiva da Druento quindi si arrivava ai 200 km. e le bici di  allora erano molto più pesanti, con dei rapporti molto più duri: CHAPEAU!!!

Oltrepassiamo Pont, Sparone, Locana e qui la salita incomincia a farsi un pò più impegnativa, ma le pendenze significative arrivano dopo l’abitato di Venasca con 4 tornanti con punte fino al 14% e la salita continua dura fino all’inizio della galleria.

La galleria è lunga 3 km. con pendenze dal 10 al 12% ed è interminabile per cui, come in precedenti edizioni, decidiamo di passare all’esterno, sull’antico percorso.

Questa strada, ormai in disuso da circa 30 anni, è ormai in pessimo stato, ma siccome è in salita e abbastanza dura, siamo costretti a percorrerla ad andatura molto moderata (piano – pianissimo), vietata al transito automobilistico, è quindi molto rilassante.

Ci immettiamo nuovamente sulla strada principale dopo la galleria , dopo circa 1 km. arriviamo finalmente a Ceresole Reale.

L’attraversamento dell’abitato è piuttosto impegnativo, ma troviamo finalmente un po’ di discesa fino alla fine del lago artificiale.

Abbiamo percorso a questo punto 39 km. e alla meta ne mancano ancora 19 di cui 11 durissimi fino al lago del Serrù.

La giornata è splendida, senza una nuvola e al Nivolet non è facile trovare una giornata simile, infatti l’ultima volta che c’ero stato avevo rischiato il congelamento alle mani in discesa e alla fine ero dovuto salire in macchina al Serrù non riuscendo più a guidare la bici.

Era giugno 2013 e gli ultimi 5 km. prima del colle li avevo percorsi tra dure pareti di neve alte 2 metri.

Arrivati finalmente alla diga del Serrù ci riforniamo un attimo presso la macchina di Oreste che sapientemente ci ha atteso.

Facciamo ancora 2 tornanti poi una discesina di 1 km. fino al lago dell’Agnello, attraversiamo sulla diga a aggrediamo gli ultimi 5 km. che sono quelli più spettacolari.

La salita è abbastanza regolare con curve e tornanti, con pendenze al 9/10% con qualche punta al 12%, ma la visione dei panorami sui monti e sui laghi che ci troviamo davanti ci ripagano di tutte le fatiche.

Dopo 59 km. arriviamo finalmente al colle, dove troviamo i nostri compagni del gruppo partito da Ceresole.

I panorami che si aprono dal colle sono veramente stupendi e credo di non esagerare nell’affermare che per un ciclista questo sia uno dei traguardi più appaganti che si possano raggiungere e le foto dunque si sprecano.

Non tira un filo di vento, la temperatura è di 22 gradi e iniziamo la discesa senza neanche indossare il giubbino antivento, ci fermiamo dopo il Serrù per fare rifornimento d’acqua alla fontana “del geometra” (si scopre sempre qualcosa di nuovo!) e poi giù fin quasi al lago dove di fermiamo al rifugio “Muzio” per un meritato pranzetto ristoratore.

Dopo una breve “siesta” verso le 15 riprendiamo la via del ritorno passando però lato destro del lago di Ceresole, non trafficato e molto gradevole, attraversiamo la diga e ritorniamo sulla strada principale.

In discesa affrontiamo però la galleria e questo, per me, è il momento peggiore della giornata: 3 km. ai 60 km. orari di velocità, senza vedere praticamente quasi nulla se non la lucina posteriore di Maurizio che fa da apripista.

La fine del tunnel è veramente una liberazione, quindi arriviamo molto velocemente a Cuorgnè dopo aver percorso 120 km. e 2400 mt. di dislivello.

Questa gita è stata un ripiego, ma il Nivolet (con una bella giornata) non delude mai anzi….

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Stagione Ciclistica 2015 riepilogo

La stagione ciclistica 2015 appena conclusa ha avuto anche quest’anno un bilancio estremamente positivo, intanto per il numero degli iscritti: ben 62, e poi nel suo sviluppo ha incontrato pochissimi eventi diciamo negativi, tra questi la cicloturistica organizzata dal nostro gruppo.

Quel giorno pioveva a dirotto per cui, fatte le iscrizioni (comunque 182 partecipanti), si è fatta la premiazione come da regolamento del  “Trittico”, e poi ci si è consolati con una bella mangiata di pizza.

Nonostante questo incidente di percorso la manifestazione si è conclusa positivamente e la sua organizzazione, almeno finanziariamente, si è chiusa in pareggio.

I nostri pedalatori in 35 giornate ciclistiche hanno totalizzato ben 697 presenze e hanno percorso un totale di 52.300 km, (un abbondante giro del mondo) e scalato 600.000 metri di dislivello.

In tutto questo un solo piccolo incidente: la caduta di Eugenio Caffer durante la Gran Fondo di Torino 2015 con conseguente fratturina al polso ed escoriazioni, che comunque non gli hanno impedito di arrivare al traguardo (soffrendo ) con le sue gambe.

I momenti di ritrovo, aggregazione e divertimento sono stati quindi parecchi, ma vorrei sottolinearne qualcuno in particolare:

-Week end a Bellagio Con pedalate sul lago di Como e Lugano;

– Monterossino e festa Coop;

– Balconata del canavese e merenda “sinoira” da Maurizio Carnieletto;

– Colle delle finestre con “il Giro d’Italia”;

– Colle del Nivolet;

– Plan du Lac e pic-nic con il Gruppo Escursionisti;

– Chiappera;

– Gran Fondo Torino 2015;

– Alpe Bianca e “Tufeja” da Angela Baima Mo.

Abbiamo vinto la manifestazione del “Trittico”, con il maggior numero di presenze e ciò dimostra che siamo una Società in salute, assolutamente in controtendenza rispetto ai 25 gruppi circa che hanno partecipato a questo evento.

Abbiamo chiuso degnamente la stagione con il pranzo sociale in quel di Cantoira con 82 partecipanti ed anche questo è un segnale positivo.

Chiudo con un paio di curiosità: Il nostro socio Marco Toscano, sulla soglia degli 80 anni ha percorso in quest’anno 8.000 km, mentre Massimo Turni (che è decisamente più giovane) ne ha percorsi 20.000 con 211.000 metri di dislivello ( praticamente 54,8 km. al giorno per 365 giorni e 100 volte il giro del Sestriere).

Complimenti!!

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COLLE DELLA LOMBARDA E SANT’ANNA DI VINADIO- 28/05/2016

Partecipanti: Riccardo Gonnon, Flavio Negro, Maurizio Carnieletto, Dante Donegà, Domenico Ficco, Mario Rolle, Luciana Smeriglio, Angela Baima Mo, Paolo Bortignon. Paolo Riccomini.

Oggi è la penultima tappa del Giro d’Italia 2016, quella decisiva, l’arrivo e posto al santuario di Sant’Anna di Vinadio a mt. 2035 di altezza,

I corridori arrivano dalla Francia, scavalcando il colle della Lombarda a 2.354 mt. di altezza e dopo 8 km. di discesa, al bivio S .Anna, risalita al Santuario per 2 km. con punte di pendenza al 14%, dunque ci sarà spettacolo!!!

Il ritrovo e la partenza in bici lo fissiamo a Demonte (h. 800 mt.), tanto per scaldare un po’ la gamba per la salita.

Sono le 09.00 del mattino e la strada è già densa di traffico, soprattutto ciclistico e quindi ci incamminiamo in buona compagnia.

La salita è lieve, 100 mt. in 13 km. fino a Pratolungo, dove lasciamo la statale del Colle della Maddalena e svoltiamo a sinistra per incominciare la salita alla Lombarda.

La giornata è bellissima e quindi la strada è molto trafficata da ciclisti e da tifosi che salgono a piedi per cui ci perdiamo nel traffico e ognuno sale per proprio conto.

Io, Riccardo, Maurizio, e Domenico decidiamo di salire fino al col della Lombarda per poi scendere al bivio di S .Anna e risalire verso l’arrivo.

Avevo già percorso questa salita nel 2006, ma non la ricordavo molto dura, però sono passati 10 anni e le gambe non sono più le stesse, comunque le pendenze non sono proibitive, 8/9 % con 3,5 km. prima del bivio al 4% e riesco ad arrivare al colle intorno alle 12.00.

Ritrovo i compagni e ovviamente provvediamo ad immortalarci con le foto sotto lo striscione del Gran Premio della Montagna, che ci siamo ampiamente meritato.

Ci affrettiamo a scendere in quanto a breve chiuderanno la strada e durante la discesa ci fermiamo più volte a fotografare i panorami stupendi che ci si presentano davanti.

Ho modo di considerare che i corridori questi panorami non li vedranno affatto, data la velocità folle con qui affronteranno questa discesa, ma questo è un vantaggio che abbiamo noi cicloTURISTI.

Arrivati al bivio risaliamo verso il santuario e a 1, 4 km. dal traguardo incontriamo il resto della comitiva che ha già occupato un tratto di bordo-strada per vedere la corsa.

Prendiamo posto anche noi ultimi arrivati e dopo aver sistemato le bici (da tenere sempre sott’occhio soprattutto in queste circostanze), possiamo finalmente mangiare i nostri panini e sdraiarci al sole in attesa dell’evento sportivo.

Verso le 16. 15 incominciamo a passare le staffette e le vetture apripista e poi gli elicotteri che preannunciano l’arrivo dei corridori.

Passa per primo Taaramae del team Katusha che va a vincere la tappa, seguito a circa 1 minuto dal colombiano Atapuma 2°, dallo  statunitense Dombrowsky 3° e dallo spagnolo Nieve 4° .

Dopo circa 6 minuti, accompagnato da un boato della folla che risuona in tutta la valle, arriva uno scatenato Vincenzo Nibali che ha staccato tutti gli avversari negli ultimi km. della salita della Lombarda e nella successiva discesa.

Il nostro campione è letteralmente sospinto dal tifo (peraltro corretto) di migliaia di sostenitori saliti fin quassù per vedere “l’impresa”, mentre i suoi diretti avversari passano con circa 2 minuti di distacco.

Il capolavoro di Vincenzo è riuscito proprio negli ultimi km. del giro, conquistando un vantaggio di 52 secondi sul colombiano Chaves e indossando la maglia rosa al termine della tappa ,vincendo quindi il Giro d’Italia 2016.

Vediamo passare tutti i corridori e parecchi li ritroviamo anche durante la discesa in quanto i bus delle squadre sono parcheggiati più a valle.

Affrontiamo la discesa quindi con molta cautela poiché la strada é piena di gente che scende a piedi e in bici e alcuni lo fanno sconsideratamente creando situazioni di pericolo, ma riusciamo a rientrare a Demonte senza problemi.

E’ stata la giornata perfetta: tempo bellissimo, percorso impegnativo e appagante dal punto di vista paesaggistico, evento sportivo eccezionale a cui abbiamo assistito in diretta.

Speriamo di ripeterla!

Km. 71 Dislivello totale mt, 1.650 pendenza massima incontrata 14%

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   PIAN DEL RE         09/07/2016                                                                            

Partecipanti: Flavio Negro, Riccardo Gonnon, Maurizio Carnieletto, Mario Rolle, Paolo Riccomini, Dante Donegà, Franco Chiambretto, Paola Onesti, Alberto Rondano, Luciana Smeriglio, Angela Baima Mo, Saverio Ferrante, Claudio Gariglio, Tiziano Becchi, Domenico Ficco e con la partecipazione straordinaria di Aldo Guasco da Ventimiglia.

Abbiamo iniziato la stagione con la gita al delta del Po e quindi era d’obbligo raggiungere anche la sorgente, ma non è stata la stessa cosa, ad aprile le uniche salite erano gli scalini dell’hotel, invece oggi solo salita e dura: bizzarrie di un fiume!!!

Per poter soddisfare tutte le possibilità dei partecipanti abbiamo organizzato 2 partenze: la prima da Osasco presso Pinerolo e la seconda da Paesana.

Partenza dunque da Druento alle ore 07.00 e alle 08.00, puntualissimi, partenza da Osasco in bici.

La giornata è bellissima, quindi non ci sono preoccupazioni per rischio pioggia e freddo, in quanto la nostra meta, Pian del Re è alquanto variabile meteorologicamente.

Incominciamo dunque a pedalare, attraversando Campiglione Fenile, Ponte Bibiana, Bibiana, Bagnolo , Barge, 20 km. di pianura tanto per scaldare un po’ le gambe, poi si comincia con la Colletta di Barge, 5 km. di salita non dura, 6% e dopo una breve discesa arriviamo a Paesana, in valle Po.

Da Paesana soltanto salita, fino al bivio di Oncino abbastanza facile, ma poi soprattutto al bivio di Ostana, le pendenze passano al 10/11% fino a Crissolo.

A Crissolo breve sosta per fare rifornimento di cibarie e qui incontriamo i primi compagni partiti da Paesana.

Ci siamo dotati di zainetti per portare le provviste, ma la nostra amica Angela ha deciso ni seguirci con la vettura quindi riempiamo il baule di tutti gli zainetti e cose non indispensabili per la salita (io svuoto anche mezza borraccia) e incominciamo gli ultimi 8 km.

Fino al pian della Regina la salita è veramente dura intorno al 10/12 % e la visione di quello che rimane da scalare è abbastanza inquietante.

Avevamo già affrontato questo percorso in passato, ma in quell’occasione ci eravamo fermati al Pian della Regina, per cui questo ultimo tratto è un inedito quasi per tutti.

Per una volta le sensazioni sono smentite e gli ultimi 3 km. sono meno duri del previsto con pendenze intorno al 8/9% per cui abbiamo anche la possibilità di ammirare il paesaggio che è veramente spettacolare in quanto tutte le vette sono sgombre da nuvole e lo stesso Viso si può ammirare in tutta la sua imponenza.

Arrivati finalmente a pian del Re h. 2020, incontriamo tutti i nostri compagni e quindi ci fiondiamo sui panini perché le calorie consumate sono state veramente tante.

Finito il pic-nic ci avviamo verso la sorgente del Po e ci immortaliamo con fotocamere e telefonini intorno alla fatidica pietra sotto la quale nasce il Grande fiume.

Il lettore non fraintenda: questo nostro rituale non ha nulla di politico e l’acqua (freschissima e buonissima) l’attingiamo semplicemente per riempire le borracce e toglierci la sete.

Abbiamo anche il tempo di sdraiarci e rilassarci un’oretta in quanto la giornata è bellissima con circa 26 gradi di temperatura, ma bisogna rientrare e questa volta dobbiamo veramente fare una grande opera di autoconvincimento.

Riprendiamo comunque la via del ritorno e man mano che scendiamo la temperatura sale sempre di più, sembra di infilarci dentro ad un forno.

A Paesana ci sono 30 gradi e purtroppo i miei compagni di Osasco sono scesi più velocemente e mi trovo a risalire la Colletta di Barge da solo. Sono le 15 e il sole è veramente implacabile ma la salita è solamente 1 km. e quindi riprendo la discesa su Barge e posso prendere ancora un po’ d’aria.

Arrivato solitario in Barge scorgo i miei amici “bassotti” già intavolati in un bar con le birre fresche in ordine per cui non devo sforzarmi molto per unirmi a loro.

Dopo esserci rinfrancati riprendiamo con coraggio gli ultimi 20 km. con 35 gradi di calore, ma con i “passistoni” con cui mi ritrovo, in 45 minuti arrivo finalmente alle macchine.

E’ stato veramente un bel giro che ricorderemo.

Km. 90, dislivello totale 1.650 mt;  pendenza massima 13%

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COLLE RANZOLA- 02/07/2016

by Flavio Negro

Partecipanti: Luciana Smeriglio, Angela Baima Mo, Domenico Ficco, Giancarlo Cigni, Roberto Baron, Albino Vottero, Paolo Prin, Paolo Riccomini, Paolo Bortignon, Flavio Negro, Maurizio Carnieletto, Mario Rolle, Giovanni Ferrari, Beppe Riva Rivot, Luigi Quarta, Francesco Marolla, Roberto Carnieletto.

Oggi pedalata in Val d’Aosta, la giornata è alquanto variabile, siamo discretamente numerosi e soprattutto sperimentiamo un inedito modo di fare pic-nic: Maurizio ha messo a disposizione l’attrezzatura per il barbecue che Francesco, Luigi, Beppe e Roberto Carnieletto provvedono a trasportare e allestire all’arrivo, nel piazzale al termine della strada asfaltata dopo il paese di Estoul.

Partenza da Verres, h. mt.370, dove lasciamo le vetture, tutti in gruppo,  quindi possiamo affrontare i 16 km. che ci portano a Brusson, h. 1.300 mt; con relativa tranquillità.

Il percorso è piacevole, come tutti gli itinerari in Valle, con i primi 4 km. con pendenza intorno al 8% per poi addolcirsi intorno al 5/6%.

Raggiungiamo quindi Brusson senza problemi e dopo aver riunito il gruppo decidiamo di farci male, perchè se non soffriamo tutte le pene non siamo contenti.

La gran parte di noi svolta a destra e incomincia subito gli ultimi 7 km. per il Colle Ranzola, mentre Il sottoscritto, Maurizio, Domenico, Albino e Paolo Bortignon decidiamo di andare a visitare anche Champoluc h. 1.600 mt.

Gli 8 km. di salita a Champoluc sono abbastanza facili e lo raggiungiamo senza problemi abbastanza velocemente.

Il tempo però si è fatto abbastanza scuro, ma nonostante ciò io, Domenico e Maurizio decidiamo di tornare salendo ad Antagnod. H. 1.750 mt; Lignod, rientrando sulla strada principale alla borgata di Corbet e raggiungendo nuovamente Brusson, mente Paolo ed Albino rientrano sullo stesso percorso.

Questo tratto è veramente spettacolare come panorami e poi fa parte del giro “lungo” pianificato da Riccardo e quindi non lo possiamo disattendere, ma appena fuori di Champoluc incomincia a piovere e quindi dobbiamo pensare soprattutto a guardare la strada.

Arrivati al bivio di Corbet smette di piovere e arriviamo felicemente a Brusson dove imbocchiamo anche noi gli ultimi 7 Km. di salita.

Onestamente devo riconoscere che avevo sottovalutato questo ultimo tratto infatti la pendenza non scende mai sotto il 9% e solamente l’ultimo km. si fa più tenero al 6%.

Abbastanza “cotto” arrivo finalmente ultimo al fatidico piazzale e individuo immediatamente la combriccola dal fumo e dall’odore di costine.

Appena in tempo!

Francesco e Beppe hanno già iniziato la distribuzione e quindi, Tutti riuniti, incominciamo finalmente a mangiare e questa volta non sono i soliti panini!

Ovviamente sulle vetture al seguito c’erano anche i vini e i digestivi per cui dopo il banchetto, un’adeguata siesta era doverosa, allietata dalle barzellette, ormai edite, di un Beppe in “formissima”.

Il tempo si è voltato al bello e durante la discesa ci fermiamo a fotografare gli splendidi panorami tipici valdostani, con viste sul laghetto di Brusson e sul col de Joux, proprio di fronte a noi.

A Brusson ci fermiamo ancora a prenderci un caffè, per prolungare ancora questa gita, ma riprendiamo comunque la discesa e arriviamo senza intoppi a Verres e alle vetture.

E’ stata una bellissima giornata anche se abbastanza impegnativa, ma abbiamo collaudato un nuovo sistema di fare pic-nic che sicuramente ripeteremo.

Km. percorsi 73, dislivello mt. 1.944

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MONTE SCALARO- 16/07/2016

by Flavio Negro

 

Partecipanti: Giovanni Ferrari, Mario Rolle, Domenico Ficco, Giancarlo Cigni, Roberto Baron, Angela Baima Mo, Flavio Negro, Massimo Turni, Franco Chiambretto, Luciana Smeriglio, Paolo Riccomini, Paolo Prin, Dante Donegà, Maurizio Carnieletto, Riccardo Gonnon, Con il supporto logistico di Francesco Marolla, Beppe Riva Rivot, Roberto Carnieletto E la partecipazione straordinaria di Ilaria Benvenuti

Oggi affrontiamo un percorso in parte inedito con l’arrivo al monte Scalaro all’imbocco della Val d’Aosta, località suggerita da Angela che ha raggiunto questo luogo “ameno” quest’inverno in una delle Sue innumerevoli uscite con le ciaspole.

La giornata è soleggiata quindi non ci sono preoccupazioni meteorologiche.

Come ormai consuetudine organizziamo 2 partenze in modo da poter arrivare alla meta finale contemporaneamente, o quasi, con tutti i partecipanti : la prima da Agliè con percorso più lungo e la seconda da Baldissero.

Riccardo, Paolo Prin, Paolo Riccomini, Massimo, Domenico, Maurizio ed io partiamo da Agliè, passiamo attraverso Torre Canavese, Baldissero, Vidracco, Vistrorio, Alice superiore, Lessolo, Quassolo, Tavagnasco, Quincinetto e qui iniziamo la temutissima salita di 13 Km.

La strada incomincia a salire da Quincinetto con pendenza abbastanza lieve per circa 500 mt; si passa al 9% per circa 1 km; poi la strada si impenna al 11% e continua su queste pendenze, con punte al 14% fino a 1,5 km. dall’arrivo, dove la strada spiana al 2/3%.

Posso affermare, senza timore di essere smentito, che 10.5 km. con pendenze superiori al 10% sono veramente interminabili e riusciamo a salire ad una velocità di 8 km. orari, ma in alcuni tratti si scende addirittura a 6 km; orari e utilizziamo, tutti, i rapporti più corti.

Io salgo con il “34/29” alla faccia di chi dice che uso sempre dei rapporti duri!!

Intorno a mezzogiorno raggiungiamo finalmente la località Scalaro, un bel pianoro a 1.468 mt. di altezza, con una bella area Pic-nic che troviamo già occupata dai nostri amici partiti da Baldissero.

Li vedo tutti abbastanza stravolti, eccetto Massimo e Domenico, a cui queste “quisquilie” non fanno né caldo né freddo (beati loro), quindi non sono il solo ad aver patito questa salita.

Le “giaculatorie” si sprecano e ad Angela fischiano sicuramente le orecchie per aver proposto questo percorso, soprattutto da parte di Giovanni, che si esprime sull’argomento con espressioni piuttosto colorite.

Comunque siamo tutti soddisfatti dell’impresa perché una salita simile non è alla portata di chiunque ed un plauso va soprattutto agli ultrasettantenni Giovanni, Dante, Giancarlo, e Paolo.

Dunque grazie Angela!!!

Dopo tutta questa fatica viene finalmente la parte divertente.

Beppe, Francesco, e Roberto Carnieletto sono saliti in macchina allo Scalaro portando seco l’attrezzatura per il barbecue, esperimento già riuscito nell’uscita al colle Ranzola con grande successo e, al nostro arrivo, la griglia è già rovente, sotto l’attenta supervisione dell’esperto François.

Dopo qualche minuto le salamelle e le costine sono pronte e quindi possiamo finalmente scatenare anche le nostre mandibole, piuttosto desiderose di entrare in azione dopo tutta questa fatica e godendo di uno spettacolare panorama su tutto il Canavese, diamo fondo a tutte le cibarie grigliate, annaffiando abbondantemente il tutto con i liquidi a corredo (dai pintoni non dalle borracce).

Dopo una siesta di un’oretta, fissiamo per i posteri questa giornata con le foto di gruppo e ci incamminiamo per la discesa.

Scendiamo dal versante opposto, verso la Val d’Aosta e dopo un percorso ad anello, rientriamo sulla strada dell’andata a circa metà salita, quindi raggiungiamo nuovamente Quincinetto.

La strada per raggiungere le macchine è comunque abbastanza vallonata e dunque, le fatiche non sono terminate anche perché la giornata è abbastanza calda e la grigliata ha innescato una grande sete, per cui tutte le fontane incontrate sul percorso sono usate per il rifornimento d’acqua.

Attraversiamo i paesi di Fiorano. Loranzè, Colleretto Giacosa, breve salita fino a Strambinello, poi discesa finalmente fino al bivio di Baldissero, dove salutiamo i nostri amici, Torre, Bairo ed Agliè.

Anche questa è stata una giornata impegnativa ma divertente e la soddisfazione, nostra e di tutto il gruppo, è la finalità dei nostri impegni, come pedalatori e come organizzatori.

Da Agliè km. percorsi 104, dislivello totale 1.861 mt.

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